05 agosto, 2012

Storia del Gatto

Voglio rendere omaggio con questo post, ai miei più cari e affettuosi amici pelosi con cui condivido le mie giornate, i miei pensieri e le mie silenziose sofferenze
IL GATTO





Nei secoli della storia dell'uomo sicuramente il gatto è l'animale che più di tutti, ha mutato più volte il suo rapporto ed il suo ruolo nella società.
Dalla consacrazione come dio alla persecuzione del cristianesimo, ha attraverso i secoli tra pregiudizi ed ignoranza, adattandosi a diverse e difficili condizioni ambientali, si è diversificato nel corpo e nel mantello, tuttavia è rimasto sempre un gatto: forte, agile ed intelligente capace di sedurre gli uomini come pochi animali:
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Per il gatto questo processo non è stato così facile come per il cane. Il gatto manca di  impulsi cooperativi e di istinti sociali, questo ha fatto si che la domesticazione non sia stata proprio tale, come viene intesa per il cane, che ne ha cambiato profondamente i caratteri somatici e comportamentali, ma più che altro una consapevolezza di poter ottenere vantaggi reciproci da un stretta convivenza.

Il processo di addomesticamento del cane si fa risalire a circa 20.000 anni fa, mentre per il gatto tale processo non è avvenuto prima di 5 - 6.000 anni fa. Le prime popolazioni del luogo, da una vita nomade erano passati all'agricoltura. Si formarono le prime comunità la cui sopravvivenza era legata ai raccolti e alle riserve di cereali che però attiravano topi ed altri roditori in abbondanza. Questa concentrazione di roditori a loro volta attiravano i predatori del posto tra cui i gatti selvatici
La funzione dei gatti, come cacciatori di roditori a cui assolutamente non interessavano le granaglie come invece poteva succedere ad altri animali come il furetto, fu subito vista di buon occhio e addirittura la loro presenza era incoraggiata con la distribuzione di scarti di pesce.
Inizialmente il contatto diretto tra gatto e uomo non è stata cosa facile per l'innata diffidenza del gatto ma sicuramente il piacere dato da un gatto accoccolato sulle gambe mentre fa le fusa dopo una lunga e dura giornata di lavoro nei campi lo ha fatto perseverare.





I graffiti e le sculture fatti 5.000 anni fa mostrano i primi segni di un rapporto tra uomo e gatto.
Gli Egiziani lo importarono dall'Etiopia, lo chiamarono onomatopeicamente miu, emu o mau elevandolo ad oggetto di culto
Nel 2000 a.C. nella  provincia di Perbast, nel delta del Nilo (la città greca di Bubasti) era celebrato a dea Bastet venerata in un sontuoso tempio-palazzo come confermano alcune rovine ancora visibili a Tell Basta.
Questa dea veniva raffigurata inizialmente come leonessa e poi in sembianze umane con testa di gatto. 
Annualmente per la festa della dea, le folle dei pellegrini portavano in suo onore oggetti preziosi ed i corpi imbalsamati dei loro gatti.
Numerosi sono stati di gatti mummificati ritrovati nelle tombe egizie. 
Poichè alcuni sono stati ritrovati con il collo rotto si suppone che alcuni di essi in alcuni periodi venivano sacrificati alla morte del proprietario.
Dalle immagini dipinte o scolpite nelle raffigurazioni di tombe e templi e' possibile vedere come la dea Bastet era considerata: signora del canto e della danza, della prolificità degli uomini e degli animali, protettrice della maturazione delle messi e dei frutti e dea dell'amore.
Nella sua mano sinistra, spesso veniva raffigurato un amuleto sacro a forma di occhio di gatto, l'utchat, che aveva poteri magici. Questo amuleto veniva riprodotto nelle decorazioni delle case, dove proteggeva da furti, malattie ed incidenti, nei templi e nei gioielli. Tenuto al collo proteggeva i viaggiatori e regalato agli sposi era auspicio di molti figli.
Molto probabilmente dalla parola utchat derivano la maggior parte dei nomi usati per identificare il gatto: gatto, cattus, gatus, gatous, gato, katt, katte, kitten, ecc.
Anche un altro dio, Ra il dio del sole, si credeva assumesse le sembianze di un gatto quando scendeva sulla terra.
In caso di morte naturale di un gatto, gli abitanti della casa si radevano le sopracciglia in segno di lutto e per lui era organizzato un elaborato rituale funebre. Il suo corpo veniva avvolto in bende di lino e portato ai sacerdoti che controllavano attentamente che la sua morte era naturale
I gatti che vivevano nei templi, ritenuti sacri e quelli delle classi elevate, dopo essere stati imbalsamati venivano deposti  in sarcofaghi con ricchi ornamenti e con un topolino affinché lo accompagnasse fino nell'aldilà
Il motivo di questa regale considerazione può avere una duplice motivazione. La prima è la tendenza di questo popolo a divinizzare le cose e gli esseri che li circondavano per spiegarsi le vicende ed i fattori naturali. La seconda è la capacità del gatto ad eliminare i roditori che minacciavano le scorte di cereali, principale fonte di sostentamento e ricchezza. 
Il ritualismo e la mitologia creatasi attorno al gatto hanno fatto si che i gatti godessero di favori superiori alla loro capacità di tenere sotto controllo i roditori.
La popolazione ben presto iniziò a credere, aiutata senza dubbio dai preti, che i gatti avessero influenza diretta sulla salute, sui matrimoni, sulla fortuna e su altri aspetti della vita. 
La fama dell'abilità dei gatti nella caccia ai topi si era sparsa ovunque nel mondo conosciuto e, nonostante le  pene di morte previste per chi tentava di trafugare un gatto dall'Egitto, si creò un vero e proprio traffico clandestino ad opera di mercanti con pochi scrupoli, molto probabilmente fenici, che riuscirono a portare gatti in ogni parte del mondo.
Dalle regioni africane sicuramente a bordo di navi infestate di topi il gatto raggiunse tutta l’Europa e parte dell’Asia. Altra via di commercio furono le carovane che attraversavano il deserto che separava l'Egitto dal Medio Oriente fino ad arrivare nel sud-est asiatico (Birmania e Siam).
Egualmente si diffuse in Grecia e nell'Antica Roma, tramite traffici di mercanti Fenici, dove però non ebbe grande interesse da parte delle popolazioni, solo pochi ne declamarono le doti di cacciatore e di animale da compagnia.
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Nel 10 a. C. l'imperatore Ottaviano Augusto in una rara manifestazione di ammirazione scrisse per la sua gatta 
" La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più intima amica della mia vecchiaia, il cui amore per me sgombro da pensieri possessivi, che non accetta obblighi più del dovuto............ mia pari così come pari agli dei, non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede più di quello che sono felice di dare........Com'è delicata e raffinata la sua bellezza, com'e' nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la sua abilità di combinare la libertà con una dipendenza restrittiva".
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Nei primi secoli che seguirono l'impero romano il gatto era diffuso in tutta Europa come guardiano dei granai.
Gli uomini, di fronte al flagello dei topi, vedevano in lui una sorta di salvezza. Alcuni artisti ne hanno rappresentato addirittura la sua immagine in alcune chiese del tempo
Successivamente la sua reputazione subì un tracollo e per lui iniziò un periodo non facile. Forse proprio la sua veste di animale desiderabile con fare misterioso ed il suo innato fascino capace di conquistare con uno sguardo contribuì a creare nei suoi confronti un alone demoniaco.
Durante questi secoli così travagliati, la chiesa cristiana tentò una banale distinzione tra bene e male dividendo  anche gli animali in benefici e malefici
Tra i primi abbiamo la colomba, il cane, il bue ed il cavallo, mentre simboli del male erano il serpente, il gatto ed il lupo. Questo simbolismo lo ritroviamo nelle raffigurazione delle chiese romaniche ed in quelle gotiche dove vengono rappresentati solo gli animali celesti tra cui non vi è mai rappresentato il gatto.
Con il tempo acquisì la fama di animale satanico e per le sue abitudini notturne e solitarie assunse un ruolo nei riti satanici e nelle messe nere e per questo per più di quattro secoli, i gatti vennero perseguitati, torturati e sacrificati in particolare quelli con il mantello nero.
Molte persone che accudivano gatti furono appellate malefiche accusate di stregoneria quindi torturate o condannate a morte, il più delle volte al rogo, insieme ai propri animali. Questi altre volte veniva annegati, inchiodati vivi sui portoni delle case e per molti anni si ritenne di buon auspicio murare un gatto vivo in una casa in costruzione.
Fu usanza durante la notte di San Giovanni ardere vivi nelle piazze centinaia di gatti racchiusi in ceste.
Nel 1233 Il papa Gregorio IX in una bolla, lo indicò come sembianza del demonio sulla terra e la sua utilità venne disconosciuta. 
In pochi anni in tutta Europa la popolazione dei gatti diminuì fin quasi alla completa scomparsa e di conseguenza proliferarono in modo incredibile ratti e topi specialmente nelle grandi città. Questo pesante sconvolgimento degli equilibri biologici sicuramente favorì la diffusione della peste in tutta Europa.
Dopo il 1400 nelle zone rurali, presso nobili e proprietari terrieri, dove l'influenza cattolica era meno presente, il gatto fu apprezzato come animale da compagnia.
Addirittura prosperò presso alcune comunità religiose come i francescani e San Francesco, primo ma unico in quel periodo, lodò tutti gli animali senza distinzione
Nel periodo del Rinascimento,il gatto iniziò a riguadagnare il suo spazio come animale da compagnia nell'ambito di una rivalutazione a carattere scientifico di un po' tutti gli animali.
In Francia ed in Inghilterra divenne alla moda possedere un gatto. Molti scrittori, possessori di gatti, iniziarono ad ispirarsi a loro e alle loro affascinanti qualità per le loro opere.
Leonardo Da Vinci agli inizi del XIV secolo dedicò molta della sua geniale attenzione agli atteggiamenti e al comportamento del gatto lasciandoci appunti e disegni affascinanti. 
In Francia il cardinale Richelieu fu noto per le sue attenzioni a per il suo amore verso i gatti
Sporadicamente il gatto inizia a comparire in opere d'arte. Queste il più delle volte sono a carattere religioso che ritraggono il gatto marginalmente o addirittura in atteggiamenti legati alle tradizioni demoniache del medioevo.
Nelle opere non religiose di questi secoli il gatto è ancora rappresentato nei suoi atteggiamenti tipici di cacciatore e mai a diretto contatto con l'uomo come un'animale da compagnia, eventualmente vicino ad un focolare, come invece verrà sempre ritratto nei secoli a seguire.
Purtroppo ancora sono vive molte delle credenze medioevali legate ai gatti. Specialmente nelle campagne, il gatto riesce a sopravvivere solo grazie alla sua capacità di cacciatore di topi e non solo: in alcune regioni dell'Europa centrale, il gatto non di rado fa parte del menu come pietanza sfiziosa e goliardica
Nonostante la presenza di questi atteggiamenti, a metà del XIV secolo una serie di pestilenze aumentò la stima verso i gatti che tenevano sotto controllo la popolazione dei roditori vettori della malattia.
In alcune regioni d'Europa l'uccisione volontaria di un gatto divenne reato e in alcuni diritti fondiari, di questo periodo, venne addirittura dichiarato utile, se non obbligatorio, possedere un gatto nelle tenute agricole.
Indubbiamente in questi secoli inizia per gatto una inarrestabile riabilitazione che trova nella letteratura la sua leva più forte ritraendo il gatto con quei caratteri con cui lo conosciamo oggi





Fonte: http://www.gattiandcats.it/storia/storia.htm

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